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Home Page> PAGINE SINISTRA > Omelie festive > 27 novembre 2022 - Terza di Avvento (A)
27 novembre 2022 - Terza di Avvento (A)
Matteo 11,2-15

1. La fede conosce anche i dubbi

Sei tu o no quello che il mondo attende?. Grande domanda che permane intatta:
perseveriamo dietro il Vangelo o cerchiamo altrove?
Giovanni è colto dal dubbio, eppure Gesù non perde niente della stima immensa che nutre per lui:
È il più grande! I dubbi non diminuiscono la fede del profeta.
Così è per noi: non esiste fede senza dubbi; io credo e dubito, e Dio continua a volermi bene;
mescolo fede e dubbi e la sua fiducia resta intatta.
Sei tu? Gesù non risponde con argomentazioni, ma con un elenco di fatti:
ciechi, storpi, sordi, lebbrosi, guariscono, si rimettono in cammino;
hanno una seconda opportunità, la loro vita cambia.
Dove il Signore tocca, porta vita, guarisce, fa fiorire.
La risposta ai nostri dubbi è semplice: se l'incontro con Lui ha cambiato qualcosa,
ha prodotto gioia, coraggio, fiducia, apertura del cuore, generosità, bellezza del vivere,
se vivo meglio allora è lui quello che deve venire.
I fatti che Gesù elenca non hanno cambiato il mondo, eppure quei piccoli segni bastano
perché non consideriamo più il mondo come un malato inguaribile.

2. La prova della fede sono i gesti

Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della storia con i suoi miracoli.
Ha promesso qualcosa di molto più grande: il miracolo del seme,
il lavoro oscuro ma inarrestabile del seme che fiorirà.
Non ci ha fornito pane già pronto, ma un lievito che non si spegne.
Sta a noi ora prolungare i gesti che Gesù elenca:
«Se io riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio,
questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio.
E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!»
(Francesco, Evangelii gaudium, n. 274).

3. La fede: dagli occhi alle mani

La fede è fatta di due cose: di occhi che vedono il sogno di Dio
e di mani pazienti e fiduciose come quelle del contadino
che «aspetta con costanza il prezioso frutto della terra» (Giacomo 5,7).
Di uno stupore, come un innamoramento per un mondo nuovo possibile,
e di lavoro concreto per volti e nomi che riempiono il cuore.
Anche di fatica: «Fino a che c'è fatica c'è speranza» (don Milani).
Beato chi che non si scandalizza di me.
Gesù portava scandalo e lo porta oggi, a meno che
non ci facciamo un Cristo a nostra misura e addomestichiamo il suo messaggio:
non stava con la maggioranza,
ha cambiato il volto di Dio e del potere,
ha messo pubblicani e prostitute prima dei sacerdoti,
ha fatto dei poveri i principi del suo regno.
Gesù: un uomo solo, con un pugno di amici, di fronte a tutti i mali del mondo.
Beato chi lo sente come piccolo e fortissimo seme di luce,
goccia di fuoco che vive e opera nel cuore dell'uomo.
Unico miracolo di cui abbiamo bisogno. 
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